lunedì 22 marzo 2010

La Bolla Berlusconi

• Il Times on line contro il premier: "La bolla Berlusconi sta per scoppiare"
"La bolla Berlusconi sta per scoppiare". E' il titolo del lungo commento firmato dall'ex direttore dell'Economist Bill Emmott, che il Times online dedica, in prima pagina, alla situazione politica italiana, affiancato, nella sezione dedicata agli esteri, da un articolo di cronaca sulle elezioni regionali. Emmott ricorda gli scandali dei quali per mesi si sono occupati i giornali, racconti, dice, di "corruzione, sesso, collusione con la mafia, intercettazioni telefoniche", alcuni dei quali hanno coinvolto direttamente Berlusconi che inizialmente ha reagito dicendosi "scioccato" e poi ha fatto ricorso alla "vecchia tattica di fare la vittima", accusando la magistratura di essere comunista. Sabato poi in piazza ha gridato "all you need is love", sperando forse, scrive ancora Emmott con un gioco di parole sul nome dell'ex Beatles, "di avere man forte da Lennon contro i leninisti".
"Una bella opera buffa" - Si può tentare, prosegue l'analista, "di fare come molti italiani che alzano le spalle e dicono che non si può fare nulla" o anche di sostenere che Berlusconi "é il riflesso di ciò che molti italiani vorrebbero essere - ricco, allegro, forte, in grado di portare a letto tutte le starlette che vuole e evitare ogni legge che non gli piace - e dunque resterà sempre popolare. Ma ci sono segnali che l'opera buffa potrebbe essere sul punto di giungere ad un culmine grave".
E indica due finali possibili - Due le ipotesi, che il partito che sostiene il premier si possa dividere e il governo cadere tre anni prima della scadenza, oppure che Berlusconi riesca ad "usare il suo appeal demagogico e il controllo mediatico per sopravvivere e lanciare un nuovo attacco alle istituzioni, che considera nemiche e ostacoli al suo potere: la Corte Costituzionale, il potere giudiziario e la presidenza". Per Emmott Berlusconi "si fa paladino della libertà", ma quella "sua personale". E anche per questo i suoi alleati politici, da Fini a Bossi, "gli staranno al fianco soltanto fin quando conserverà il potere".
22 marzo 2010

mercoledì 10 marzo 2010

POLITICA

Politica
Scontro Berlusconi-La Russa con un giornalista contestatore. Il reporter: denuncio il ministro
Duro scontro, che diventa anche fisico, tra un sedicente giornalista freelance, da un lato, e Silvio Berlusconi e Ignazio La Russa, dall'altro. Durante la conferenza stampa del premier nella sede del partito, Rocco Carlo Magno (questo il nome del freelance) chiede di porre delle domande. Ma il microfono non gli viene consegnato e allora prova direttamente alzando la voce. Berlusconi replica infastidito: "Lei è un maleducato, aspetti il suo turno".
Lo scontro con La Russa - Ma il più determinato è Ignazio La Russa, presente nella sala stampa. Il ministro della Difesa si va a sedere accanto a Carlo Magno, gli intima di tacere, e alla fine lo prende per il bavero provando a trascinarlo con sè, sotto gli occhi delle telecamere che riprendono l'intera scena. A questo punto l'uomo ha iniziato ad accusare il premier e il governo, mentre Berlusconi lasciava la sala, visibilmente irritato. All'uscita, il 'disturbatore' è stato preso di mira dai militanti del Pdl, che manifestavano fuori dal palazzo, diventando l'ultima 'attrazione' di telecamere e giornalisti.
Il giornalista: denuncerò La Russa - "Mi chiamo Rocco Carlomagno e querelerò il ministro Ignazio La Russa per aggressione perché la libertà di stampa si difende anche così". Lo ha detto il giornalista freelance, come lui stesso si è definito, quando finita la conferenza stampa del premier Silvio Berlusconi è stato portato all'esterno della sede del pdl in via dell'Umiltà dalla security del Pdl. Rispondendo a chi gli chiedeva cosa fosse successo ha spiegato: "Quando La Russa si è accorto che volevo fare domande diverse da quelle preconfezionate fatte fino a quel momento ha cercato di chiudermi la bocca, èvenuto subito a sedersi vicino a me per impedirmi di parlare e ha alzato le mani su di me"
10 marzo 2010

martedì 9 marzo 2010

POLITICA

Politica
Regionali: Ciampi: "Assistiamo al massacro delle istituzioni"
Il decreto salva-liste "é solo l'ultimo aberrante episodio di torsione del nostro sistema democratico", in cui si assiste ad "un massacro delle istituzioni". Sono le parole dell'ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi che commenta la situazione incandescente derivata dalla bocciatura del Tar del Lazio al decreto del governo.
"E' la conferma che con quel decreto - sottolinea Ciampi - il governo fa ciò che la Costituzione gli vieta, cioè interviene su una materia di competenza delle Regioni". Al punto in cui si è arrivati, secondo Ciampi, occorre difendere il Presidente della Repubblica e non "sparare sul quartier generale", anzi, sarebbe meglio "adoperarsi per proteggere ancora di più la massima istituzione del Paese".
Quanto alle elezioni, per l'ex Capo di Stato, sarebbe stato opportuno un rinvio, "ma per far questo - aggiunge - sarebbe stata necessaria una volontà politica che nella maggioranza è mancata". In primo luogo, per il senatore Ciampi, il governo avrebbe dovuto "riconoscere pubblicamente di avere commesso un grave errore, "chiedendo scusa agli elettori e agli eletti".
Poi, Ciampi ricorda che nel suo settennato ci sono state prove di forza con il premier Berlusconi. "E' successo con la legge Gasparri per le tv, che bocciai e anche con la riforma dell'ordinamento giudiziario. Materie assai scomode e spinose, cui il premier era molto interessato". Ciampi spiega di non aver sempre fatto bene, "perché tutti si sbaglia" ma non ha "mai mollato - aggiunge riferendosi al motto dei fratelli Rosselli - rispetto a ciò che mi dettavano la Costituzione e la mia coscienza".

09 marzo 2010

sabato 6 marzo 2010

CONTRO DECRETO SALVALISTE

Dl salvaliste, Sabato 13 Pd in piazza con tutto centrosinistra
Roma, 6 mar. (Apcom) - Il Pd e il centrosinistra scendono in piazza, già oggi pomeriggio si terranno delle manifestazioni a Roma e a Milano e sabato prossimo nella capitale si terrà una iniziativa nazionale. I democratici, in una nota, spiegano: "Il decreto è un vero e proprio condono, un provvedimento che serve solo a occultare gli errori e le divisioni, a sanare il vero e proprio pasticcio combinato da una destra che pensa di vincere calpestando le regole. Contro il decreto il Pd e l'intero centrosinistra moltiplicheranno le iniziative elettorali per questo fine settimana".
"Le forze del centrosinistra - continua il comunicato - danno appuntamento oggi a Roma, alle 16,30 al Pantheon, a Milano, alle 17 in via Dante, e in altre città italiane e promuovono una manifestazione nazionale a Roma, che si svolgerà sabato prossimo nel pomeriggio. Contro la destra dei sotterfugi e degli imbrogli la parola d'ordine sarà: per vincere, sì alle regole, no ai trucchi".

mercoledì 3 marzo 2010

POLITICA

Politica
Il giallo dell'editoriale fantasma sul Corriere. De Bortoli ribadisce: il rinvio era stato concordato
Resta un mistero la "sparizione" del duro editoriale apparso sul Corriere della Sera di martedì e firmato da Ernesto Galli della Loggia. Lunedì sera era apparso in pagina con il titolo "Il fantasma di un partito", ma all’ultimo momento e senza un'apparente ragione è sparito per far spazio ad un altro editoriale, di Sergio Rizzo, sul disegno di legge anti- corruzione approvato dal governo. Peccato che lo stop deciso dal direttore sia arrivato troppo tardi per fermare la stampa di 17mila copie destinate alle capitali europee e per evitare che apparisse nell'edizione online del Corriere. "Un errore tecnico", avrebbe poi spiegato il direttore Ferruccio de Bortoli per mettere a tacere le polemiche ma soprattutto il sospetto che dietro l'operazione ci sia stata una precisa scelta di censurare un pezzo forse un po' troppo duro nei confronti del Pdl.
Il retroscena - Nei corridoi della redazione si mormorava che un caporedattore avrebbe dato il via libera al “bozzino” prima che il direttore cambiasse idea. Ma perché l’ha cambiata? De Bortoli, nell’incontro con il cdr, ha spiegato che l’edizione di ieri aveva ben tre pagine di cronaca e commenti sui guai del Pdl, e che per questo dedicare alle vicende lombarde e laziali anche un fondo di prima pagina non sarebbe stato equilibrato. Insomma: meglio sostituirlo con un commento di Rizzo sul provvedimento anti-corruzione licenziato dal governo, "sul quale — ha spiegato il direttore — noi abbiamo fatto una campagna di stampa".
L'editoriale "fantasma" è ricomparso oggi - "La plastica si sta squagliando? Sembrerebbe", scrive. "Certo è che coloro che si erano illusi dopo le elezioni del 2008 che il Pdl fosse diventato un partito più o meno vero, qualcosa di più di una lista elettorale, sono costretti ora a ricredersi. Non era qualcosa di più: spesso, troppo spesso, era qualcosa di peggio". Inizia così l'editoriale di Ernesto Galli della Loggia "Il fantasma di un partito", la cui pubblicazione sul Corriere della Sera è slittata appunto ad oggi.
Dura critica al Pdl - Nell'editoriale, Galli della Loggia parla del Pdl come di "una somma di rissosi potentati locali riuniti intorno a figuranti di terz'ordine, rimasuglio delle oligarchie e dei quadri dei partiti di governo della prima Repubblica. E tra loro, mischiati alla rinfusa - specie nel Mezzogiorno, che in questo caso comincia dal Lazio e da Roma - gente dai dubbi precedenti, ragazze troppo avvenenti, figli e nipoti, genti d'ogni risma ma di nessuna capacità".
Della Loggia parla anche di "intrighi" - L'editoriale aggiunge che tra le file del Pdl dalla primavera dell'anno scorso si stanno ordendo "intrighi" "quando non vere e proprie congiure (e dunque non mi riferisco certo - scrive Galli della Loggia - all'azione del presidente Fini, il quale invece si è sempre mosso allo scoperto, parlando ad alta voce)". "La personalità del premier - sottolinea - ha mostrato tutta la sua congenita, insuperabile estraneità all'universo della politica modernamente inteso. E dunque anche alla costruzione di un partito. La politica, infatti, non è vincere le elezioni e poi comandare, come sembra credere il nostro presidente del Consiglio ; è prima avere un'idea, poi certo vincere le elezioni, ma dopo anche convincere un paese e infine avere il gusto e la capacità di governare: tutte cose a cui Berlusconi, invece, non sembra particolarmente interessato e per le quali, forse, un partito non è inutile".
L'analisi conclusiva - "Il potere e la personalità del leader sono state un elemento decisivo nell'impedire che la Destra esprimesse niente altro che Forza Italia e il Pdl", prosegue Galli della Loggia, ma "né l'uno né l'altra esauriscono il problema. Il verificarsi simultaneo della caduta del Muro di Berlino e di Mani pulite ha significato la fine virtuale di tutte le culture politiche che la modernità italiana era riuscita a mettere in campo nel Novecento. E' quindi rimasto un vuoto che il Paese non è riuscito a colmare". Il vuoto, afferma, è più sensibile a destra, e più sensibili ne sono gli effetti negativi, perché lì la storia dell'Italia repubblicana non ha costruito nulla e dunque non ha potuto lasciare alcun deposito; che invece è rimasto solo nel centro-sinistra, erede di un ininterrotto sessantennio di governo del Paese tanto al centro che alla periferia".
De Bortoli ribadisce: si è trattato di un errore tecnico - Nel pubblicare il fondo, de Bortoli torna con un corsivo sull' "errore tecnico" per il quale l'articolo è comparso ieri per qualche ora sul Corriere.it ed è stato inviato alle rassegne stampa notturne, sottolinea che "il rinvio era stato concordato con l'autore" e, assumendosi la responsabilità di quanto accaduto, si scusa con i lettori. Resta il sospetto.

03 marzo 2010

Regali e Oboli

REGALI E OBOLI
Sicuramente l’operazione “scudo fiscale” è stata gestita da un punto di vista mediatico con grande abilità anche grazie al sollecito sostegno di Rai e Mediaset che hanno riferito acriticamente i comunicati stampa del ministro Tremonti.
Il cosiddetto “scudo fiscale” permette il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero illegalmente cioè senza aver rispettato gli obblighi di comunicazione dei capitali trasferiti o comunque detenuti all’estero e di dichiarazione dei relativi redditi. Gli EVASORI che usufruiranno dello scudo potranno legalizzare questi capitali pagando un’imposta una tantum pari al 5% del loro ammontare. Cos’ ha guadagnato chi ha violato la legge rispetto al cittadino onesto? Non ha pagato l’imposta sui redditi di capitale per tutto il tempo in cui esso ha reso redditi all’estero e paga solo il MINIMO della sanzione che avrebbe dovuto pagare nel caso in cui la violazione fosse stata scoperta che è compresa tra il 5 e 25%. Questo è già un bel PREMIO ma per comprendere davvero i vantaggi occorre anche chiedersi da dove proviene quel capitale.
In genere il capitale portato ILLEGALMENTE all’estero non deriva da redditi su cui sono state pagate le imposte ma è frutto di EVASIONE. Chi ha nascosto al fisco ad es. 100 milioni di euro non ha timore di pagare l’obolo del 5% ma teme che il fisco si insospettisca e voglia capire come aveva ottenuto tutto quel danaro e gli chieda conto delle imposte evase : irpef, irap, iva a cui andrebbero aggiunti gli interessi e le sanzioni, per importi che potrebbero superare il 50% della somma evasa.
Lo scudo nostrano evita tutto ciò e lo rende diverso da quello di paesi come Gran Bretagna e USA in cui si richiede a coloro che vogliono legalizzare i capitali esportati di PAGARE TUTTE LE IMPOSTE EVASE negli anni precedenti. In Italia inoltre le dichiarazioni di emersione avvengono in forma ANONIMA e non possono essere utilizzate contro il contribuente nè in sede amministrativa, né in sede giudiziaria per gli aspetti civili, amministrativi e tributari.
La destra,ha proprio voluto tutelare al massimo chi ha violato la legge e poiché l’evasione ha anche possibili risvolti penali ha estinto anche i reati che per la loro gravità potrebbero essere puniti con pene fino a sei anni di reclusione. Il capitale frutto di attività della criminalità organizzata (es. spaccio di droga, finanziamento del terrorismo, traffico d’armi etc.) è spesso detenuto all’estero illegalmente perciò queste organizzazioni potrebbero approfittare dello scudo per riciclare questo denaro, grazie alla segretezza garantita,e non avrebbero difficoltà perché le operazioni di regolarizzazione e di rimpatrio non comportano l’obbligo di segnalazione di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio da parte degli intermediari (banche) e professionisti che ricevono la dichiarazione anonima.
I capitali illegalmente esportati non necessariamente torneranno in Italia, solo quelli presso i“paradisi fiscali”, perché in tutti gli altri casi una volta regolarizzati potranno rimanere dove sono. Il gettito raccolto è una tantum e non potrà dunque andare a finanziare riduzioni strutturali d’imposta o maggiori spese pubbliche.
Un trionfalistico comunicato del Ministero delle Finanze parla dello “straordinario successo, segno della fiducia nell’Italia” ma non presenta lo scudo come un successo dal punto di vista del gettito. Non si vuole ricordare che si è fatto ricorso all’ennesimo CONDONO FISCALE perdonando anche reati gravi pur di ottenere soldi con cui tentare di sostenere le finanze pubbliche.
MOVIMENTO REPUBBLICANI EUROPEI