mercoledì 3 marzo 2010

POLITICA

Politica
Il giallo dell'editoriale fantasma sul Corriere. De Bortoli ribadisce: il rinvio era stato concordato
Resta un mistero la "sparizione" del duro editoriale apparso sul Corriere della Sera di martedì e firmato da Ernesto Galli della Loggia. Lunedì sera era apparso in pagina con il titolo "Il fantasma di un partito", ma all’ultimo momento e senza un'apparente ragione è sparito per far spazio ad un altro editoriale, di Sergio Rizzo, sul disegno di legge anti- corruzione approvato dal governo. Peccato che lo stop deciso dal direttore sia arrivato troppo tardi per fermare la stampa di 17mila copie destinate alle capitali europee e per evitare che apparisse nell'edizione online del Corriere. "Un errore tecnico", avrebbe poi spiegato il direttore Ferruccio de Bortoli per mettere a tacere le polemiche ma soprattutto il sospetto che dietro l'operazione ci sia stata una precisa scelta di censurare un pezzo forse un po' troppo duro nei confronti del Pdl.
Il retroscena - Nei corridoi della redazione si mormorava che un caporedattore avrebbe dato il via libera al “bozzino” prima che il direttore cambiasse idea. Ma perché l’ha cambiata? De Bortoli, nell’incontro con il cdr, ha spiegato che l’edizione di ieri aveva ben tre pagine di cronaca e commenti sui guai del Pdl, e che per questo dedicare alle vicende lombarde e laziali anche un fondo di prima pagina non sarebbe stato equilibrato. Insomma: meglio sostituirlo con un commento di Rizzo sul provvedimento anti-corruzione licenziato dal governo, "sul quale — ha spiegato il direttore — noi abbiamo fatto una campagna di stampa".
L'editoriale "fantasma" è ricomparso oggi - "La plastica si sta squagliando? Sembrerebbe", scrive. "Certo è che coloro che si erano illusi dopo le elezioni del 2008 che il Pdl fosse diventato un partito più o meno vero, qualcosa di più di una lista elettorale, sono costretti ora a ricredersi. Non era qualcosa di più: spesso, troppo spesso, era qualcosa di peggio". Inizia così l'editoriale di Ernesto Galli della Loggia "Il fantasma di un partito", la cui pubblicazione sul Corriere della Sera è slittata appunto ad oggi.
Dura critica al Pdl - Nell'editoriale, Galli della Loggia parla del Pdl come di "una somma di rissosi potentati locali riuniti intorno a figuranti di terz'ordine, rimasuglio delle oligarchie e dei quadri dei partiti di governo della prima Repubblica. E tra loro, mischiati alla rinfusa - specie nel Mezzogiorno, che in questo caso comincia dal Lazio e da Roma - gente dai dubbi precedenti, ragazze troppo avvenenti, figli e nipoti, genti d'ogni risma ma di nessuna capacità".
Della Loggia parla anche di "intrighi" - L'editoriale aggiunge che tra le file del Pdl dalla primavera dell'anno scorso si stanno ordendo "intrighi" "quando non vere e proprie congiure (e dunque non mi riferisco certo - scrive Galli della Loggia - all'azione del presidente Fini, il quale invece si è sempre mosso allo scoperto, parlando ad alta voce)". "La personalità del premier - sottolinea - ha mostrato tutta la sua congenita, insuperabile estraneità all'universo della politica modernamente inteso. E dunque anche alla costruzione di un partito. La politica, infatti, non è vincere le elezioni e poi comandare, come sembra credere il nostro presidente del Consiglio ; è prima avere un'idea, poi certo vincere le elezioni, ma dopo anche convincere un paese e infine avere il gusto e la capacità di governare: tutte cose a cui Berlusconi, invece, non sembra particolarmente interessato e per le quali, forse, un partito non è inutile".
L'analisi conclusiva - "Il potere e la personalità del leader sono state un elemento decisivo nell'impedire che la Destra esprimesse niente altro che Forza Italia e il Pdl", prosegue Galli della Loggia, ma "né l'uno né l'altra esauriscono il problema. Il verificarsi simultaneo della caduta del Muro di Berlino e di Mani pulite ha significato la fine virtuale di tutte le culture politiche che la modernità italiana era riuscita a mettere in campo nel Novecento. E' quindi rimasto un vuoto che il Paese non è riuscito a colmare". Il vuoto, afferma, è più sensibile a destra, e più sensibili ne sono gli effetti negativi, perché lì la storia dell'Italia repubblicana non ha costruito nulla e dunque non ha potuto lasciare alcun deposito; che invece è rimasto solo nel centro-sinistra, erede di un ininterrotto sessantennio di governo del Paese tanto al centro che alla periferia".
De Bortoli ribadisce: si è trattato di un errore tecnico - Nel pubblicare il fondo, de Bortoli torna con un corsivo sull' "errore tecnico" per il quale l'articolo è comparso ieri per qualche ora sul Corriere.it ed è stato inviato alle rassegne stampa notturne, sottolinea che "il rinvio era stato concordato con l'autore" e, assumendosi la responsabilità di quanto accaduto, si scusa con i lettori. Resta il sospetto.

03 marzo 2010

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